| annalisa.adamo |
| | CITAZIONE (pelotas @ 25/10/2012, 19:31) Brava AnnaLisa, il film "DETACHMENT" è bellissimo, l'ho visto in estate nell'atrio comunale e poi a casa, in dvd, ho letto tante recensioni ma sopratutto lo trovo utile alla formazione degli insegnanti anche se per l'amor del vero i nostri ragazzi non sono a quel punto di non ritorno. Ma ciò che è importante è l'approccio degli insegnanti: chi lo fa come mission, chi lo fa per vivere ed è costretto a prendere dei sedativi prima di entrare in classe, ma il messaggio è altamente positivo nonostante lo svolgimento del film a tratti molto crudo. Ah da quando è iniziata la scuola lo propongo ad Agata, perchè ne parli in dipartimento e si trovi il posto e il giorno per proiettarlo. Attenzione è importante vederlo tutti e potrebbe essere fatto come appendice del corso ECDL che stiamo seguendo. Che ne dite? CIAO A TUTTI ENZO RIZZA Quella di guardare il film tutti assieme è un'ottima idea, Enzo.. Certo, “Il distacco” è un film poco convenzionale..chi si aspetta di guardare il solito, ottimistico prodotto americano con la figura di un professore-eroe che dopo infinite traversie riesce a spuntarla e ad avere un rapporto idilliaco con gli alunni, rimarrà deluso!! “ Il distacco” è innanzitutto la storia di un insegnante con dentro il peso di un passato che l’ha segnato profondamente e che cerca di tenere disperatamente a bada in modo da riuscire a gestire le difficili relazioni con chi lo circonda .. ma “Il distacco” non è solo soltanto la sua storia … intorno a lui si delineano altre figure professionali, figure che diventano l’emblema del difficile compito dell’essere “insegnante”: ognuna con il suo mondo interore, i suoi disagi personali, la sua solitudine, i suoi fallimenti, i suoi sforzi , un giorno dopo l’altro per riuscire a lasciare un segno positivo – educativo e non solo didattico - nell’universo difficile di tanti studenti borderline, tentando allo stesso tempo di mantenere un sano “distacco” che garantisca da un pericoloso coinvolgimento emotivo. Lascio qui di seguito la recensione del film trovata su www.cineblog.it/post/38121/detachme...ne-in-anteprimaIl viaggio negli abissi dell’indifferenza del mondo, dell’isolamento metropolitano e l’assurdità dell’anaffettività che porta all’assenza di rapporto profondo con l’altro da sé, prende forma con il progetto di vita imperturbabile edificato dall’insegnate di letteratura Henry Barthes (impossibile non pensare alla solitudine del frammenti del discorso amoroso di Roland Barthes), per restare a distanza di sicurezza da ogni coinvolgimento, passione o dolore. Una personale formula di distacco, messa a punto dal viscerale ed eterno supplente Adrien Brody, per tenere a bada traumi e l’abbrutimento del mondo, gestendo rapporti transitori che sfiorano gli altri quanto basta ad evitare i pericoli insiti nell’allontanamento eccessivo e nell’indifferenza che uccide. Una muraglia invisibile che non può permettersi crepe, e si infrange miseramente davanti ai tumulti della vita, come accade allo Straniero dal mondo di Camus. Tumulti che arrivano con la supplenza in un liceo della periferia newyorchese, vero concentrato di clichè del fallimentare sistema di istruzione pubblica americana, dove studenti indifferenti, genitori ignoranti e insegnante arresi (interpretati dai convincenti Christina Hendricks, Lucy Liu e James Caan), spingono un bravo insegnante a ‘cercare’ le eccezioni e ad infrangere quel fragile equilibrio della “giusta distanza”, stabilito tra il distacco dai propri traumi e il contatto necessario con la realtà, in tour tra istituti transitori, un abitazioni scarna come la sua esistenza e la casa di cura tenuta a sorvegliare i traumi custoditi da un nonno senescente. Il palese fallimento di un progetto personale di sopravvivenza per il professor Barthes, che lasciandosi baciare dalla bella collega Sarah Madison (Christina Hendricks), abbracciare dalla fragile studentessa Meredith (Betty Kaye, figlia del regista al suo debutto), e soprattutto ‘avvicinare’ dalla giovanissima prostituta Erica (Sami Gayle), assiste all’infrangersi del micro universo utopico dove si è rinchiuso per fuggire da una realtà insopportabile, ma forse riesce anche ad intravedere un barlume di speranza per la salvezza, perché quando crollano gli argini passa tutto. Un distacco che deflagra al ritmo ‘intermittente’ di sceneggiatura, regia e montaggio, con l’approccio documentaristico di false interviste, la voce off del professore, la camera a spalla, forse troppe linee narrative e un’alternanza psico-schizzo-frenetica di flashback, sequenze oniriche, e insert grafici che destabilizza, lascia personaggi e storie alla mercé dell’immaginazione, ma riesce lo stesso a far breccia nello spettatore che desidera essere salvato, sempre e comunque, da se stesso e dall’indifferenza del mondo, in questo caso per giunta, senza sconti consolatori.
Non a caso le macerie della scuola campeggiano sulla locandina e nel finale del film con il professor Adrian Brody che legge la Caduta della casa degli Usher di Poe, lasciando gli spettatori a meditare sulle analogie tra le decadenza di una casa e quelle di una scuola, alle quali in fondo nessuno è realmente interessato. Se si impara più dai difetti che dai pregi, questo film niente affatto privo di entrambi (come ogni cosa), che nel suo tour di festival ha già raccolto critiche e giudizi entusiasti, è pronto ad offrire parecchio materiale di riflessione, oltre al confronto con ogni personale formula di sopravvivenza all’indifferenza spettacolarizzata, alla decadenza glorificata e alle solitudini programmate.
CITAZIONE (maxcanale @ 26/10/2012, 10:07) Per Annalisa Porta il file mercoledì prossimo. Grazie
Massimiliano Canale Sarà fatto, prof.Edited by annalisa.adamo - 26/10/2012, 16:49
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