L’ultimo intervento di Rita apre un’interessante prospettiva nel trattare l’argomento dell’introduzione della LIM nella quotidianità didattica: l’impatto che l’uso di quest’ultima può sortire a livello delle dinamiche nel gruppo-classe.
La reazione tra l’entusiasmo nel partecipare e il caos nel regolare i propri interventi, che ha esperito la nostra collega (e come invidiarla… vista la giovanissima età dei suoi studenti
), mi sembra la prova che cambiando il setting, nella fattispecie quello didattico attraverso l’utilizzo di uno strumento nuovo e così pregno di stimoli, viene ristrutturata l’intera rete di relazioni all’interno della classe che subisce una tangibile scossa, equiparabile alla situazione di una lezione all’aperto. D’altronde usare la LIM è un po’ come spalancare una grande finestra su un mondo stimolante: con il vantaggio di poterne sfruttare l’immensa varietà di spunti visivi e sonori e al contempo far entrare una ventata di novità che, in certi casi, come effetto “collaterale” (bisognerà capire quanto nefasto o benefico) manda all’aria i fogli volanti delle nostre programmazioni e i castelli metodologici che credevamo fossero ormai a prova di qualsiasi urto generazionale.
È chiaro che il “sovvertimento” dell’ordine precedente più evidente risiede nel mutamento della posizione dell’insegnante che si configura all’interno della relazione con i propri allievi non più in senso verticale ma, pur mantenendo la necessaria asimmetria, si porrà in senso orizzontale come facilitatore degli apprendimenti. Una possibilità e una sfida che deve necessariamente passare da un ripensamento delle regole, comunque ineluttabili e da comunicare con chiarezza sin dal primo incontro, e i ruoli, senza dubbio più intercambiabili rispetto al setting delle lezioni frontali dall’alto in basso.
Mi chiedo, nella pratica, quali regole possiamo proporre e in che modo possiamo rendere più flessibili i ruoli, senza farci assalire dal paralizzante timore di perdere l’autorevolezza e il controllo della classe.